"Non si è gifted per ciò che si fa, ma per ciò che si è. La differenza non è nella quantità ma nell'intensità. Bisogna fare attenzione a non misurare un bambino per ciò che sa fare. C'è molto di più nella giftedness." 

Linda Silverman 1997

Tra miti e leggende

"Il grande nemico della verità non è tanto la menzogna quanto il mito: persistente, persuasivo ed irrealistico" John Fitzgerald Kennedy 

Credenze e stereotipi inducono a credere che una persona dotata di capacità intellettive superiori debba considerarsi fortunata a priori, con un percorso di vita e di studi facilitati dalle sue doti. Il mito del genio è difficile da sradicare. Pensiamo a quando la famiglia comunica la giftedness del figlio a scuola, cercando di far comprendere le difficoltà d'integrazione e di adattamento che affrontano questi ragazzi, mentre dall'altra parte si continua, invece, ad alimentare grandi aspettative in risultati misurabili secondo un criterio omologante. 

La prospettiva di queste aspettative si focalizza su una credenza completamente errata ossia, ci si aspetta che sappiano fare come gli altri ma meglio degli altri e che, seguendo uno stesso percorso, giungano alle mete prima degli altri.

Non fanno come gli altri e non seguono lo stesso percorso questa è la caratteristica cardine che gli insegnanti, ed anche le famiglie, dovrebbero sempre tenere presente. Le aspettative di risultati misurabili e paragonabili secondo un criterio di omologazione, è esattamente ciò che porta allo svilimento delle loro diverse iniziative e capacità e conseguentemente alla distruzione della loro autostima.

Come gli altri non lo sono per diverso un funzionamento intellettivo e sensoriale frutto di un aumentata ed accelerata sensibilità neuronale agli stimoli che coinvolge l'essere in un'esperienza percettiva del mondo esterno qualitativamente differente.

Accogliere ed accettare le differenze di questi studenti senza imporre forzatamene un'omologazione sui percorsi di raggiungimento delle competenze, permettendo dunque loro di giungervi in modo del tutto personale, è ciò che le scuole dovrebbero tenere sempre presente ricordandosi che non è fondamentale il come ma il dove. Questi studenti sono assolutamente in grado di raggiungere le stesse competenze degli altri, ne raggiungeranno anche di più approfondite e consapevoli, ma seguendo un percorso diverso che va sostenuto e facilitato, se non si vuole rischiare d'inceppare il loro motore propulsivo, arrestandone i progressi.

Basterebbe prendere spunto dai percorsi scolastici di personaggi storici noti per la loro genialità e talento come Einstein, Beethoven, Freud, per comprendere che non ci si debba aspettare uno studente "valutabile" secondo uno standard misurativo in performance basato sulle tipicità intellettive ossia su ciò che questo 2% della popolazione mondiale non è.

Altrettanto facile è anche confondere uno studente brillante/performante con uno studente gifted e ritenere quindi gifted chi invece non lo è ma ha semplicemente un quoziente intellettivo superiore alla media che lo facilita nel raggiungimento degli obiettivi seguendo lo stesso percorso degli altri.

Lo studente brillante/performante, pur avendo un q.i. superiore, difficilmente oltrepassa il 130 e non possiede comunque le caratteristiche di atipicità di questi allievi, procede perciò seguendo traiettorie di sviluppo normative, rimanendo nei limiti della normodotazione ed applica strategie di apprendimento tipiche. I gifted oltrepassano invece la linea di confine di quella che viene considerata una normalità, presentando caratteristiche diverse ed atipiche rispetto al loro sviluppo.

Altro errore è confondere il talento con la giftedness e la cinematografia non ci aiuta in questo riportandoci infatti storie di bambini talentuosi in qualche campo "della conoscenza tradizionale" come la matematica, la musica, la letteratura.

Plusdotazione e talento possono coesistere ma solo pochi bambini gifted svilupperanno nella vita i loro talenti o lo faranno in modo evidente e misurabile, sia perché non tutti ne hanno uno specifico marcatamente elevato, sia perché non a tutti verrà permesso di svilupparlo attraverso un'applicazione che comporta una quasi totale focalizzazione nell'esercitare quel talento, sia anche perché non tutti i talenti sono misurabili secondo una visione compartimentale suddivisa in discipline, basti pensare a chi sviluppa e coltiva capacità empatiche che gli permettono professioni rivolte al sostegno degli altri in qualche organizzazione o azienda, oppure ai grandi truffatori che certamente non sono passati alla storia come gifted. Gagnè differenzia infatti la "dotazione" dal "talento" in modo molto chiaro distinguendo tra manifestazione spontanea di abilità naturali dell'alto potenziale e senza apprendimento indotto e " talento", come sviluppo delle capacità attraverso l'applicazione. Subotnik costruisce un modello sullo sviluppo del talento in cui si passa dalle abilità innate alle competenze fino a giungere a performance eccellenti alla condizione che oltre alle abilità innate vi sia la pratica, l'esercizio, la motivazione, la passione ed in particolar modo vi siano le opportunità.

Nella letteratura scientifica internazionale, si fa coincidere la plusdotazione con un quoziente intellettivo pari o superiore a 130, la misurazione del QI non dovrebbe però essere l'unico riferimento per determinare una giftedness, vi sono infatti manifestazioni artistiche, emotive, corporee e morali che vanno oltre la concezione tradizionale di intelligenza, che non sono perciò misurabili attraverso gli strumenti valutativi sul profilo cognitivo perché riguardano capacità difficilmente misurabili attraverso una batteria di test universalmente riconosciuta come "misurativa" e che rimandano alla teoria sulle sovreccitabilità di Dabrowski.

Il qi è perciò un indicatore di plusdotazione ma non l'unico, come neppure la precocità negli apprendimenti deve essere considerata univocamente come fattore predittivo di gifdeness, sia perché spesso frutto di un'iperstimolazione esterna, sia perché anche nel caso delle precocità non sono queste tutte evidenti e misurabili. Non tutti i gifted imparano infatti a parlare, leggere e scrivere molto prima degli altri, alcuni non sono affatto interessati a farlo ma saranno invece esperti nel memorizzare particolari uditivi o visivi, senza che i genitori ne siano consapevoli oppure a smontare oggetti per comprenderne a fondo i meccanismi.

E' fondamentale anche precisare che le persone gifted non sono un gruppo omogeneo con caratteristiche identiche, alcune possono essere più marcate altre meno e quindi presentarsi con diversa intensità e differente modalità in ciascun individuo e che altrettante differenze vi sono nella manifestazione della plusdotazione femminile, in genere più nascosta per una maggiore capacità di adattamento e mascheramento che le femmine attivano nascondendo i loro talenti e per una maggiore capacità di controllare il disagio, la turbolenza ed i comportamenti provocatori.

Specifico e caratterizzante è invece il funzionamento cognitivo nel trattamento delle informazioni percepite dall'esterno. La velocità neuronale è quasi doppia rispetto ai 2 metri al secondo dei normodotati, nei gifted infatti il flusso dei neuroni può raggiungere una velocità di 3,5 metri al secondo e già questo dovrebbe bastare per far comprendere quanto il loro funzionamento sia sostanzialmente diverso e come un irrequietezza mentale e fisica, una facile distraibilità e reazioni che ai normodotati appaiono come eccessive siano invece tipiche di chi vive in modo accelerato ed che abbia anche uno sviluppo intellettivo, emotivo e fisico " fuori sincrono" tipico dell' "asincronia" della giftedness.

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG  

Intensità

 "Il grado di libertà di un uomo si misura dall'intensità dei suoi sogni " Alda Merin

Intensità come loro più evidente e comune caratteristica. Intensità nel loro modo di pensare, di provare emozioni, di percepire l'ambiente circostante, di riflettere sull'esistenza e d'interessarsi alle loro passioni. L'intensità è l'essenza di ogni bambino, ragazzo ed adulto gifted, ciò che maggiormente caratterizza la loro atipicità'.    

Diversi tra di loro, come diversi sono i loro profili cognitivi, le loro abilità, i loro interessi ed i loro caratteri ma, sono tutti accumunati da questa grande intensità, che ci sorprende, ci chiede attenzione, ci lascia a volte disorientati, sia per la potenza delle emozioni che provano, e che ci trasmettono, sia per i ragionamenti e le riflessioni che condividono con noi.

Fiumi in piena e, questa piena, è l'energia intellettiva ed emotiva di cui sono dotati.                              

In un fremito d'incontenibile impazienza desiderano scoprire il mondo, accedere alle conoscenze, sperimentarsi ed imparare con grande precocità. 

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG  


Passione e passioni

"Le passioni sono grandi emozioni che scuotono la nostra vita, la catturano e la spingono verso mete meravigliose" Emanuela Breda

"Appassionati di passioni" definisce la loro quotidianità, in tutto ciò che scelgono di fare, o di cui interessarsi e, di cose da fare, da scoprire e da sperimentare ne hanno sempre una quantità impressionante. 

Il modo in cui le vivono è stupefacente ed osservandoli si percepisce l'intensa connessione con l'interesse che in quel momento assorbe la loro attenzione trasportandoli, mentalmente ed emotivamente, nel fantastico mondo della conoscenza e dell'esperienza.             
Assorti dalle loro piccole e grandi scoperte sembra vibrino all'unisono con ciò con cui, in quel momento, creano un vero e proprio rapporto d'intenso amore.                                                          

La loro è definibile come una " grande fame di sapere e di sperimentare" e non è il "cosa" a fare la differenza, ma il "come". 

Non sono tutti necessariamente appassionati dal cosmo, dall'archeologia, dalla botanica e dalla matematica, non dobbiamo guardare i loro specifici interessi come caratterizzanti o meno la plusdotazione, caratterizzante è il loro modo di viverli fossero anche, i loro interessi, il calcio, la moda o un personaggio televisivo.                                         Un argomento lo approfondiscono fino a sviscerarlo, per poi passare ad un altro interesse, con identica bramosia di sapere.                                                          

Con il loro entusiasmo e con grande curiosità ci coinvolgono cercando la nostra partecipazione, desiderano precocemente un confronto con il mondo degli adulti.                                                      

Le interazioni con loro si rivelano essere piuttosto impegnative per la quantità e per la profondità delle domande che ci pongono, di fronte alle quali, dar loro risposte, sperimentiamo essere un arduo compito.   

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG                             .

       Giustizia planetaria  

"Non è giusto che si uccida chi uccide, per dimostrare che non si deve uccidere, è come se io rubassi la penna al mio compagno, per dimostrargli che non si deve rubare"  Francesca Chiara B.S. gifted di 5 anni

Reclamano giustizia fin da piccolissimi, l'ingiustizia causa loro una sofferenza molto profonda e mette in moto l'eterna ricerca del giusto senso delle cose.   
                                                                        
Una delle prime frasi che impareranno, e ricorrentemente ripeteranno, con grande trasporto, è infatti: "non è giusto".  Le loro percezioni sull'ambiente e sugli accadimenti circostanti, l'intensità con la quale partecipano ad ogni evento e la capacità di vedere il mondo, come se lo guardassero nella sua globalità, e dall'alto, sono una delle caratteristiche che incisivamente palesano.                              

La giustizia come ordine virtuoso dei rapporti umani, la regola primaria che dovrebbe caratterizzare ogni situazione che loro vivono, ma anche come equilibrio armonioso dell'universo, in un profondo concetto di giustizia sociale.       Il paradosso dell'ingiustizia, come motore di alcune loro profonde crisi, che spesso manifestano anche all'interno delle classi scolastiche in difesa di sé stessi e dei compagni.                                                        

Un senso della giustizia, definibile come naturale in quanto innato, che li impegna come singoli individui a tenere nei confronti degli altri comportamenti rispondenti a giustizia nel senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo.  

Giustizia come virtù morale, non codificata da regole istituzionalizzate, nelle quali trovano, non di rado, illogicità e disarmonie che li inducono spesso a contestare. Discutono regolamenti scolastici, modalità delle verifiche e delle interrogazioni, regole della società e, se non lo fanno direttamente con gli insegnanti, lo fanno a casa e ne soffrono. 

La loro sensibilità, per ciò che è giusto, e la loro emotività, possono portarli ad avere profonde crisi, anche per episodi quotidiani, notizie trasmesse dai media, argomenti trattati in classe, lettura di libri e studio sui testi scolastici. 

Sessismo, razzismo, discriminazioni ed ingiustizie sociali di ogni genere sono argomenti che questi bambini affrontano, e con costanza, fin da piccoli. Tematiche di discussione continua, alla ricerca di un senso logico e "giusto", che se non trovato li avvilisce.                                                           
Pretendono giustizia per se stessi e per gli altri, alla ricerca di un equilibrio tra pari, ma anche con gli adulti, ritenendo di possedere gli stessi loro diritti, pretenderebbero con noi un rapporto paritario, questo fa loro mal sopportare le regole imposte dagli adulti e dover loro spiegare che le stesse vengono applicate per il loro bene, porta frequentemente ad estenuanti confronti e scontri, non accettano che ruolo ed età prevalgano; cercano perciò di rielaborarle esattamente come elaborano piani per sopprimere la miseria, la disuguaglianza, lo sfruttamento, l'oppressione e le guerre.

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG 

Intuizioni arborescenti

"L'intelligenza non è ciò che si sa, ma ciò che si fa quando non si sa" Jean Piaget

Come dal soma, il corpo centrale del neurone, partono i dendriti, ossia i tanti prolungamenti che si articolano in una fitta rete di ramificazioni chiamata appunto albero dendritico, così vediamo funzionare un cervello con plusdotazione intellettiva caratterizzato dal pensiero arborescente.

Le sinapsi, ossia le connessioni tra i neuroni, dei plusdotati sono state oggetto di studio. Attraverso l'utilizzo di moderni sistemi di risonanza magnetica funzionale, iniettando un colorante per evidenziare le aree del cervello con il flusso sanguigno più elevato, si è infatti potuto osservare che nel trattamento delle informazioni il cervello dei soggetti gifted attiva molte più zone simultaneamente a differenza dei soggetti normodotati che attivavano zone ben distinte e localizzabili.

Le ricerche hanno quindi confermato che il cervello dei gifted funziona in modo diverso. Le informazioni si spostano in modo più ampio e più rapido tra i due emisferi cerebrali in un trattamento delle informazioni definito "multi spaziale" con un maggiore coinvolgimento dell'emisfero destro rispetto al funzionamento dei normodotati.

L'emisfero destro è quello preposto al pensiero creativo, all'intuizione frutto di un trattamento globale delle informazioni, quello sinistro è preposto alla funzione del pensiero analitico, della logica e del linguaggio con processi di tipo sequenziale.

Il pensiero arborescente è quindi la tendenza a pensare ramificando i pensieri prediligendo un ampio pensiero astratto piuttosto che procedere in modo sequenziale e lineare.

Quando un gifted riceve uno stimolo, la sua mente inizia a generare un'idea dopo l'altra, apparentemente anche senza una chiara associazione. Si crea quindi un'arborescenza con infinite "ramificazioni" e non è perciò semplice, soprattutto per un bambino, riuscire a controllare e ad organizzare quei dati nello stesso modo dei compagni.

Tutti le competenze scolastiche sono incentrate su metodi d'apprendimento organizzate sul modello lineare, sequenziale. E' chiaro che doversi adattare ad un modo di procedere diverso da quello innato possa generare difficoltà e che l'adattamento comporti un grande sforzo da parte degli studenti gifted.

Difficoltà ad esempio nell'identificare le informazioni pertinenti; tutti questi pensieri in tutte le direzioni possono essere fonte di confusione quando il bambino si trova di fronte a una domanda, un problema o un compito a scuola.

Un sistema di elaborazione delle informazioni "globale", con pensiero arborescente ed intuitivo, sebbene permetta una comprensione molto ricca e profonda, con una grande memoria fotografica, implica anche gravi difficoltà ad adattarsi ai sistemi scolastici tradizionali.

Si possono rilevare difficoltà nello sviluppare argomenti in modo sequenziale o nello spiegare il proprio il ragionamento. Di fronte ad un problema matematico, ad esempio, la tendenza di questi studenti è quella di generare velocemente una risposta avendo poi difficoltà a ricostruire e spiegarne il processo che li ha portati a quella soluzione.

E' il famoso lampo di genio, immediato ed intuitivo, sebbene chiaramente non generi sempre soluzioni corrette, che by passa i percorsi dovuti ad un apprendimento scolastico, manifestando immediatezza e soluzioni intuitive. 

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG 

Dissincronia

 "Un amalgama di molte tappe dello sviluppo" Stephanie Tolan

Una delle definizioni per spiegare la plusdotazione, che ha ricevuto maggior consenso, è quella della Columbus Group del 1991: "La plusdotazione è lo sviluppo asincrono, nel quale le elevate capacità cognitive, ed un'alta intensità nel modo in cui vengono espresse, si combinano in un modo che consente all'individuo di avere una consapevolezza e un livello di esperienza che è qualitativamente diverso dalla norma. Questa asincronia nello sviluppo aumenta all'aumentare della capacità intellettiva. Queste ed altre caratteristiche rendono unica e particolare la persona plusdotata: proprio per questo è necessario che vi sia un contesto famigliare, scolastico e di consulenza specifico e adatto per consentirle il pieno sviluppo delle sue capacità."

Dissincronia, asincronia, out of sync sono differenti definizioni per spiegarci un'unica caratteristica. ossia l'essere, i bambini gifted, fuori sincrono, in sfasatura nello sviluppo rispetto ai loro coetanei.

Vi è una significativa discrepanza tra il loro sviluppo cognitivo, molto superiore rispetto all'età cronologica, ed il loro sviluppo fisico, allineato invece alla loro età cronologica. 

I gifted sono in grado di comprendere concetti che solo bambini di 4 o 5 anni più grandi potranno comprendere, sono occupati in riflessioni sull'esistenza che gli altri faranno in età adolescenziale ma i loro comportamenti restano quelli tipici della loro età. Assistere a capacità avanzate di apprendimento e pensiero, che non coincidono con i loro comportamenti, emozioni ed abilità, può essere frustrante sia per i bambini che per gli adulti.

Capacità cognitive avanzate ed intense riflessioni si combinano per creare esperienze interiori e consapevolezze qualitativamente diverse dalla norma. Questa asincronia aumenta aumentando la capacità intellettiva. Questa caratteristica li rende particolarmente vulnerabili perché il bambino si sviluppa mentalmente ad un ritmo molto più veloce rispetto allo sviluppo fisico. Spesso i pari in età considerano i bambini gifted come strani e diversi prendendoli di mira e deridendoli fino ad arrivare a veri e propri meccanismi di bullismo ed isolamento

Contemplano il senso della vita, ma non riescono a allacciarsi la giacca, discutono sulla formazione dell'universo, ma non sanno temperare una matita.

Nel 1911 Alfred Binet creò un metodo per misurare l'intelligenza che si basava sull'attesa corrispondenza o meno tra l'età mentale e quella cronologica, l'età mentale dei gifted si colloca chiaramente in fasce di sviluppo cognitivo notevolmente superiori rispetto a quelle dei coetanei. Avere un età mentale diversa da quella cronologica crea una più difficile connessione con i coetanei, malgrado con essi si possano condividere una parte di interessi e maturazione comportamentale.

Accedendo precocemente ad informazioni, che non sono emotivamente ancora pronti ad elaborare, può generare in loro ansia ed anche chiusura non permettendo facilmente un accesso al loro vissuto emotivo mettono in atto un meccanismo di difesa.

L'assincronia è molto più di uno sviluppo irregolare, coinvolge infatti anche l'intensità emotiva, la complessità e la profondità delle loro turbolente vite interiori.

Dabrowski ci spiega che la complessità cognitiva, la sensibilità emotiva, l'accresciuta immaginazione si combinano per creare una diversa qualità di esperienza più intensa, coinvolgente, penetrante e complessa, un modo unico di essere incredibilmente vivi.

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG  

Autostima e motivazione

"Nel momento in cui dubitate di volare, cessate anche di essere in grado di farlo" Sir James Matthew Barrie 

Il qi è un predittore di successo scolastico e professionale ma non è certamente una garanzia.

Tra le tante possibilità frenanti, che un gifted incontra sul suo percorso, la bassa autostima, insieme o di conseguenza una mancanza di motivazione, sono le più significative per indurlo ad arrendersi.

Numerosi studi hanno dimostrato che "la capacità auto percepita" è un predittore di successo maggiore rispetto al qi. Un bambino che percepisce sé stesso come capace e valevole, anche se normodotato, ha molte più possibilità di successo nella vita rispetto ad un gifted. 

Credere in sé stessi, ed aver fiducia nelle proprie capacità, sono attitudini che mettono sicuramente in una condizione di vantaggio rispetto a chi, pur possedendo un alto potenziale cognitivo, di sé stesso dubita.

Molti dei nostri gifted imparano a dubitare di sé stessi fin da piccoli, il loro diverso modo di procedere, rispetto a tutti gli altri nelle classi, diventa facilmente oggetto di giudizio e condanna da parte degli insegnanti. " Ma perché non fai come gli altri?" o peggio ancora " Perché non sei capace di fare come gli altri?" minano fin da subito la percezione che hanno di loro stessi. 

Molti gifted si ritrovano a credere di essere stupidi, non intelligenti e questi rafforzativi possono giungere anche dalla famiglia, sensibilmente recettivi alle critiche sulle loro diverse modalità iniziano a credere di non farcela perché farcela è, per loro, sempre farlo come gli altri. Essere neurodiversi però è non essere affatto come gli altri e questo è il primo paradigma che gli insegnanti dovrebbero imparare. 

Non potrà mai fare come gli altri? Certo che potrà, ma necessita di strategie diverse per poterlo fare, come necessita, la sua diversità, di trovare uno spazio affinché il bambino possa riuscire a fare anche come gli altri ma apportando un suo diverso approccio, un personale contributo che è fondamentale per lui poter manifestare e condividere.

Se si considera un bambino un bravissimo lettore questo farà aumentare le probabilità che diventi effettivamente un ottimo lettore ed allo stesso modo se lo si induce a pensare che lui non è capace di fare una cosa come gli altri, probabilmente non sarà neppure più motivato a tentare di farlo.

Oltre al giudizio degli altri, sul loro diverso modo di procedere, le cause della bassa autostima e della mancanza di motivazione possono essere molteplici come, ad esempio, il perfezionismo che li porta a necessitare di maggior tempo per fare le cose che, per loro, possono considerarsi ben fatte solo se perfette; l'insicurezza sulle proprie capacità e competenze, le difficoltà sociali che possono avere a causa della loro diversità, lo sguardo severo che hanno verso se stessi ed i propri risultati, le aspettative dei genitori che non hanno una corrispondenza valutabile in qualcosa di misurabile come un voto o un risultato sportivo ed anche l'essere considerati come qualcuno che non ha bisogno d'aiuto perché, visto il potenziale, dovrebbero farcela comunque quindi si possono sentire meno degni delle nostre attenzioni.

Le conseguenze del deficit dell'autostima sono molteplici alcune, per essere "risolte", possono aver bisogno di una terapia di supporto. Influenzabilità, chiusura, vittimismo, oppositività e rabbia che possono trasformarsi in aggressività, profonda svalutazione di sé stessi, ansie causate dalla paura dell'insuccesso sono sintomi di un'autostima bassa.

Una percezione negativa di sé stessi e delle proprie capacità può essere anche causa di sottorendimento scolastico (underachieving) ed il loro potenziale restare bloccato, una ricerca francofona ci riporta 1/3 di successi scolastici 1/3 di sopravvivenza barcamenandosi tra noia e criticità 1/3 di fallimenti.

La bassa autostima e la demotivazione sono pertanto uno dei fattori di rischio maggiori a cui questi ragazzi vanno incontro ed il ruolo degli insegnanti e della famiglia sono fondamentali per evitare conseguenze che frequentemente si palesano in modo più intenso nell'adolescenza.

Un riconoscimento precoce della plusdotazione è sicuramente il primo strumento efficace che possiamo loro offrire. Uno studio del profilo cognitivo ben fatto, in cui si evidenzino tutti i loro punti di forza insieme ai punti di debolezza, si rivela essere lo strumento più efficace.

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG  


          Opportunità            

"La fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l'opportunità" Seneca 

Chiedono uno spazio in opportunità, che nella maggior parte dei casi, la scuola nega loro. Opportunità di poter esprimere il loro diverso modo di essere, di pensare ed anche di apprendere.
L'attuale sistema educativo, troppo frequentemente, sopprime l'unicità di tutti i bambini ma certamente, chi per neurodiversita' ha un funzionamento così nettamente diverso, ne risente maggiormente.                                                                       
Una società, ed una scuola, che riconoscessero e premiassero un'ampia varietà di capacità e/o di talenti, ne otterrebbero sicuramente dei vantaggi, perché unicità e diversità sono ricchezze, l'omologazione , invece, l'impoverimento degli individu
i.
           
           
                                                                      

Gli obbiettivi educativi dovrebbero puntare a far emergere il potenziale di questi bambini, e dovrebbero aiutarli a coltivarlo.                                                                                                   

"Emersione" è il significato del termine latino "educere", da cui la parola "educazione" deriva, dare l'opportunità ad un bambino di far emergere le proprie capacità, in una scuola pronta a riconoscerle e valorizzarle, svilupperebbe maggiormente l'amore per la conoscenza negli studenti, dando enormi soddisfazioni anche agli insegnanti.   

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG 

Ereditarietà ed ambiente           

"Non rispettare l'importanza dell'ereditarietà, è non rispettare l'evoluzione di miliardi di anni, è insorgere contro la prima cellula" Emile Michel Cioran

La correlazione genotipo-ambiente è all'origine della plusdotazione.

L'umanità, nel suo complesso, condivide il 95% del proprio DNA. Per contestualizzare questa informazione è bene ricordare che ne condividiamo più del 50% con le banane, il rimanente 5%, rappresenta il cuore della genetica comportamentale e spiega l'ereditarietà delle differenze tra gli individui.

La plusdotazione intellettiva è quindi frutto di un'ereditarietà genetica famigliare trasmessa, ma l'importanza dell'ambiente, ne decreta le successive differenze, anche in caso di gemelli omozigoti.  
                                                      
Il principio per cui la continuità è genetica, e il cambiamento è ambientale, deve essere un pilastro su quale investire in quantità e qualità di stimoli.
Conoscere i vantaggi biologici di ciascun individuo, dovrebbe essere alla base dell'istruzione, individuare le particolari doti di ciascuno, supportandole, permetterebbe l'enorme cambiamento rivoluzionario del sistema scolastico basato sull'errata concezione che considera tutti i bambini, al loro ingresso a scuola, "tabule rase", imponendo loro ritmi, tempi, metodi e contenuti identici per tutti.                                                                                                                              
Non abbiamo l'illusione di poter rivoluzionare un intero sistema ma, gli studi sulla plusdotazione, e sulla genetica in generale, possono portare enormi contributi nel migliorare un sistema scolastico non più al passo con le conoscenze che attualmente abbiamo sull'ereditarietà genetica e perciò, sulle peculiarità in doti, che ciascun individuo possiede.
Secondo le più avanzate ricerche genetiche progettare interventi sensibili agli apporti della genetica, volti a sostenere non soltanto la plusdotazione intellettiva, ma anche altre diversità, potrebbe addirittura pervenire l'insorgere di alcuni problemi di apprendimento.

Se un bambino sogna di diventare scrittore, musicista o archeologo non avrà bisogno dello stesso tipo di approfondimento in matematica del bambino deciso a scoprire quanto ci metterebbe un'astronave per raggiungere Plutone. Perché rimandare ai cicli di studio successivi queste loro necessità di approfondimento e potenziamento?

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG

Humor

"L'umorismo rappresenta il coraggio nel processo di evoluzione." Heywood Campbell Broun 

Le risposte spontanee di umorismo e comprensione dell'umorismo verbale sono state confrontate tra studenti plusdotati e studenti normododati. I ricercatori utilizzarono uno strumento di venti elementi contenente indovinelli, battute, giochi di parole, selezioni di satira ed oggetti umoristici adeguati all'età, per raccogliere dati. I risultati hanno rivelato che i soggetti dotati ottengono risultati significativamente più elevati nelle risposte e nella comprensione dell'umorismo rispetto agli altri. Questa scoperta supporta l'idea che i bambini dotati hanno un "elevato senso dell'umorismo" e che sia pertanto una loro caratteristica comune.

I gifted riescono infatti a fare giochi di parole molto avanzati, osservazioni ironiche argute, hanno una capacità innata nel cogliere l'aspetto umoristico anche in situazioni critiche e disagevoli, riuscendo a vederle sotto una luce di commedia.

Il loro senso dell'umorismo è rivolto sia a loro stessi, come forma di autoironia, sia verso le situazioni o gli altri ed in questo caso rischiano spesso di essere fraintesi, le loro battute non essere comprese dai coetanei e mal sopportate dagli adulti perché possono apparire irrispettosi, quando in realtà il loro umorismo è spesso motivato dal voler alleggerire una situazione o una personale tensione.

Questa capacità di interpretare le esperienze quotidiane sotto una luce diversa rispetto agli altri, dovrebbe essere considerata una ricchezza, gli insegnanti, per sviluppare il potenziale dell'umorismo di questi bambini, potrebbero introdurre con loro ad esempio la satira nel dramma greco incoraggiandone la loro produzione creativa.

L'umorismo è per loro anche uno strumento di auto-aiuto che attivano per gestire lo stress e la noia. Se annoiati a scuola sono inclini ad esprimere pensieri e sentimenti assumendo il ruolo del "clown della classe". 

Quest'abilità può purtroppo anche renderli un facile bersaglio per coetanei che non li comprendono, portandoli a prese in giro e bullismo.

Riconoscere questo particolare senso dell'umorismo in loro può anche essere un modo semplice per iniziare il processo di identificazione. Le espressioni dell'umorismo riconosciute come più mature ed avanzate rispetto a quelle dei coetanei, possono rivelare un bambino plusdotato con un talento nascosto. 

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG

Molti nomi un'unica realtà

Nella letteratura scientifica troviamo definizioni diverse per riferirci a questo 2% della popolazione mondiale ed anche noi, nel sito, non utilizziamo sempre lo stesso termine, ogni termine contiene però, secondo i differenti pareri, inesattezze e limiti ed un accordo su una scelta univoca a livello internazionale non è mai stata fatta.

Gifted o Dotati: come portatori di un dono o di una dote.

Plusdotati, Iperdotati, Superdodati: come coloro che posseggono qualcosa in più che ha il limite però di focalizzare l'attenzione sull'aspetto quantitativo piuttosto che su quello qualitativo.

Alto Potenziale Cognitivo (APC) o Alto Potenziale (AP): che come potenzialità esclude però il mondo degli adulti riferendosi a potenzialità che forse si svilupperanno.

Intellettualmente precoci: inesatto perché non sempre la precocità rappresenta una reale capacità, soprattutto se trattasi di apprendimenti stimolati ed è comunque utilizzabile anch'esso solo per i bambini.

Zebre: utilizzato dalla studiosa e scrittrice del famoso libro "Troppo intelligenti per essere felici" Jean Siaud-Facchin

Talentuosi: termine inesatto perché, come abbiamo già chiarito, plusdotazione e talento possono coesistere ma solo pochi bambini gifted svilupperanno nella vita i loro talenti, lo faranno in modo evidente e misurabile, o avranno la possibilità di svilupparlo.

Geniali: presuppone un livello di prestazione elevatissima in un ambito specifico che porta in genere a grandi scoperte ed evoluzioni in quell'ambito.

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG 

Genitorialità 

"Questo è il nostro obbligo nei confronti del bambino: dargli un raggio di luce, e seguire il nostro cammino." Maria Montessori

La prima cosa che mi viene istintivamente da fare (e da scrivere), pensando alla genitorialità con un figlio gifted, è un lungo "fiuuuuuuuu" come prolungato respiro rappresentativo della pazienza che, tutti noi, dobbiamo, negli anni acquisire, e non soltanto per l'intensità dei nostri figli, ma anche per l'incomprensione che incontrano nelle scuole e frequentemente anche con i coetanei.

Sono rari i casi di gifted felici dal loro primo ingresso a scuola e che restano tali per tutto i ciclo scolastico, altrettanto rari i gifted che non comportino l'attivazione di un enorme dose di pazienza da parte dei genitori.

Sono certamente bambini eccezionalmente stimolanti, pieni di vita, di profonde curiosità, possono avere fragilità e manifestare periodi di ansia ma sono incredibilmente gioiosi, pieni di sorprendenti risorse, fantasia ed umorismo e sono anche molto resilienti.

È un compito molto impegnativo essere genitori di questi corpi ed emotività da bambini ma con un cervello dal funzionamento intellettivo superiore a quello degli adulti.

Sono molto diversi tra di loro, perché diversi sono non soltanto i profili cognitivi, ma anche, chiaramente, i caratteri ma l'impegno maggiore dei genitori c'è in ogni caso, anche nei confronti dei bambini  più miti.

Poiché le mele non cadono mai lontano dall'albero in famiglia ci sarà, con grande probabilità, anche uno dei genitori gifted, magari entrambi, e dovremmo tutti noi maggiormente impegnarci nel ricordare com'eravamo alla loro età anche se in un'epoca che offriva meno stimoli facilmente accessibili come, ad esempio, internet.

Spesso essere un genitore gifted può allontanare dalla scoperta della plusdotazione perché essendo anche noi come loro, il nostro bambino ci appare del tutto normale e strani ci sembrano invece gli altri, è infatti soprattutto al loro ingresso a scuola che si rimarcano le differenze e le insegnanti sono piuttosto efficaci nel rilevarle, anche se quasi mai sanno dare loro un nome.

In questi anni ho sentito e letto genitori fare le più ironiche affermazioni: "Non vedo l'ora che si sposi", "Che qualcuna se lo pigli", "Lo manderei subito all'università per risolvere il problema scuola" "Conoscete un rigido collegio educativo nel quale impari a rispettare autorità e regole?" "Siamo stanchi di essere da lui manipolati, raggirati, ci vuole fare fessi".

Nel nostro gruppo Facebook ci diamo reciproco sostegno per l'impegno che loro comportano e per le delusioni che sperimentiamo nelle scuole. Siamo consapevoli che come sono impegnativi a casa, lo sono nella maggior parte dei casi anche a scuola ma il rispetto verso questa loro "traboccante energia" non deve mai mancare, uno spazio per loro deve assolutamente aprirsi oltre che nel tempo, anche nel cuore degli insegnanti.

La Dottoressa Silverman, specialista americana, dedica a noi genitori queste parole "E' un intenso impegno a causa dei loro diversi bisogni socio emotivi, che, uniti al temperamento spesso difficile, portano i genitori a sperimentare stress e senso d'impotenza". 

Diversi studi sui genitori di bambini gifted hanno anche evidenziato un senso d'impotenza che mette in crisi la percezione genitoriale del proprio ruolo e valore fino a farli sentire inadeguati.

Con "assorbono molto tempo ed energia soprattutto mentale" direi ci troviamo tutti d'accordo ma con voglio concludere questo resoconto offrendo una visione altrettanto reale di ciò che è vivere con un figlio gifted, perché i nostri figli ci migliorano, ci ampliano la visione sull'esistenza ed anche sui valori, con la loro grande sensibilità, arguzia, intuizioni e fortissime emozioni offrono a tutti noi una grandissima opportunità di crescita personale, pertanto: "ci riempiono la vita d'intensità' elevandoci"

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG 

Caratteristiche per il riconoscimento

Le caratteristiche sono tante e non occorre siano tutte presenti ma che lo siano la maggior parte. Oltre a quanto già scoperto e consolidato in conoscenze attraverso gli studi, e presente quindi in letteratura, nel nostro gruppo Facebook abbiamo proposto un sondaggio sulle differenti caratteristiche per verificare quali tra queste si manifestassero con maggior frequenza. Hanno partecipato oltre 150 famiglie. Vi proponiamo le prime 10 in ordine di frequenza, le successive in ordine sparso, integrandole con altre, che per problemi di spazio, non avevamo proposto.

  • Profonda frustrazione di fronte agli insuccessi.
  • Faticano ad accettare le regole soprattutto se non ampiamente motivate e le contestano.
  • Ansia da prestazione scolastica o esecutiva.
  • Contestano l'autorità tendendo ad avere la supremazia decisionale ed a pretendere la ragione.
  • Iperemotività con "montagne russe" emotive.
  • Testa intasata dai pensieri.
  • Spiccato umorismo anche con l'utilizzo di metafore ponendosi al centro dell'attenzione.
  • Svariati ed intensi interessi che affrontano con grande passione.
  • Mostrano noia e frustrazione di fronte alle attività ripetitive come ad esempio ricopiare dalla lavagna.
  • Prediligono le sfide.
  • Ricorrenti domande sulla morte e sul cosmo.
  • Perfezionismo che li porta a necessitare maggiore tempo nell'esecuzione dei compiti e delle consegne.
  • Il farsi carico emotivamente di problemi più grandi di loro che non riguardano la loro quotidianità bensì problemi sociali o l'intera esistenza manifestando anche paure ed ansia.
  • Particolari capacità di astrazione.
  • Eccezionali abilità mnemoniche.
  • Grandissima curiosità e ricerca di risposte.
  • Necessità di approfondimenti.
  • Apprendimenti di lettura, scrittura e calcolo da autodidatti.
  • Frequente bassa autostima.
  • Grande senso dell'equità e ricerca di giustizia.
  • Grande immaginazione e creatività.
  • Cercare di creare regole o soluzioni diverse (pensiero divergente).
  • Non essere disponibili a compiere gravosi sforzi per imparare.
  • Intuitività e capacità di assorbire come spugne.
  • Il cercare confronti con fasce d'età più avanzate della loro.
  • Uso di un ampio vocabolario e di frasi complesse.
  • Spiccate capacità visuali percettive.
  • Saltano passaggi sequenziali avendo poi difficoltà nel ricostruire come sono approdati a quella soluzione
  • Difficoltà ad organizzare il pensiero per rispondere per iscritto.                                                                   

Il nostro sogno

"Il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso" Nelson Mandela

Il nostro sogno è di poter contribuire, attraverso la diffusione delle informazioni, della formazione e degli interventi sulla plusdotazione, nel portare avanti progetti utili anche ad altre neurodiversità. Far comprendere quanto, anche un bambino dotato di un così elevato potenziale, possa incontrare criticità scolastiche, deve far riflettere su quanto sia necessario, ed urgente, differenziare maggiormente le metodologie didattiche nelle scuole.                        

ll nostro sogno è anche quello, che un giorno, questa stessa, o le future generazioni, supportate e valorizzate, possano portare contributi in miglioramenti al progresso, e per progresso ci riferiamo anche a quello sociale oltre a quello scientifico, nel mondo delle neurodiveristà. 

Essere atipici, è appartenere ad una minoranza e, come tutte le minoranze, essere oggetto di non comprensione, d'insistente pretesa di omologazione e di prepotente adattamento. Appartenere ad un minoranza è anche subire discriminazioni ma, chi potrà mai affermare con certezza che il tipico di oggi non possa essere l'atipico del futuro e che l'equilibrio in percentuali di tipicità, evolvendosi l'umanità, possa mutare? 

Con questa domanda invitiamo tutti a riflettere sul fatto che sostenere la plusdotazione intellettiva sia sostenere non soltanto il sogno di alcuni bambini ma di tutti.

Sonia Enrica Sossi, presidente dell'Associazione IAG  

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